L’Acquedotto Fontana, realizzato nel 1612 dall’architetto Giovanni Fontana (Lugano, 1540 – Roma, 1614) per alimentare la città di Velletri, è ben riportato sulle tavolette IGM (150 II SO), rilevate nel 1873. Opera imponente, censita nel Catasto delle cavità artificiali del Lazio al numero CA29LaRM, ha una lunghezza complessiva che si aggira intorno ai 14 chilometri, interessando i Comuni di Velletri e Nemi. Oggi non più in uso, presenta ancora tratti in perfetto stato di conservazione che potrebbero essere destinati in futuro, analogamente a quanto avviene in altre città italiane, ad una valorizzazione di tipo turistico-culturale.
Nel 1983 la Cooperativa La Montagna (Roma) effettuò vari sopralluoghi allo scopo di accertare lo stato generale della struttura (Coop La Montagna, 1983) e grazie alle indagini dell’epoca furono individuati i lunghi tratti sotterranei nella zona compresa fra i Pratoni del Vivaro e Velletri.
Circa venti anni dopo, nel 2002, il Centro Ricerche Sotterranee Egeria intraprese un censimento delle antiche opere idrauliche dei Colli Albani (Dobosz T., Filippi G., Galeazzi C., Galeazzi S., Germani C., 2003). Nell’ambito dello studio emerse l’ipotesi che alcuni tratti dell’acquedotto di Fontana Tempesta, considerati a sé stanti, fossero in realtà correlati all’Acquedotto Fontana.
Si riporta uno stralcio della relazione del Gruppo Egeria pubblicata su Opera Ipogea 2/3-2003.
“Accanto al cunicolo alto di Vitellio, sul lato opposto del sentiero Fontana Tempesta – SS 217, un tombino in cemento celato nel bosco da accesso ad una vasta struttura ipogea percorsa da un discreto flusso idrico che porta, a monte, ad una rete di captazioni che si spinge fin sotto la SS 217. Alcuni tratti rivestiti in muratura, di fattura simile a quelli riscontrati nel cunicolo di Fontana Tempesta, fanno ritenere che questi condotti siano stati oggetto di regolare manutenzione fino a tempi recenti. Verso valle si incontra un primo breve tratto in forte pendenza che, dopo alcune diramazioni cieche poste a varie altezze, termina in un condotto di dimensioni ridotte, anch’esso in forte pendenza (anche se con gradiente inferiore al precedente) diretto verso SW. L’acqua scompare dopo alcune decine di metri in un sifone impercorribile, disperdendosi e riemergendo in parte lungo il sentiero (che in estate risulta inspiegabilmente umido) e in parte filtrando verso il cunicolo di Fontana Tempesta.
Poco prima del sifone una risalita permette di accedere ad un cunicolo soprastante con volta a cappuccina. Questo, molto diverso dai precedenti ed evidentemente più antico, risulta grossolanamente parallelo al cunicolo sottostante e termina, a monte, su una chiusura in muratura. Verso valle, al contrario, la galleria curva a sinistra dopo poche decine di metri dall’ingresso e si snoda parallela alla SS 217 per molte centinaia di metri, intercettando vari pozzi e cunicoli laterali posti a livello leggermente più alto.La percorrenza di queste gallerie è sufficientemente agevole sia pur in presenza di numerosi stillicidi e di lunghi tratti allagati.
L’ipotesi di lavoro sulla base della quale stiamo attualmente sviluppando le future esplorazioni di questo interessantissimo ipogeo è che rappresenti la parte più a monte dell’Acquedotto Fontana. Manca tutt’ora un raccordo tra la zona da noi esplorata e i tratti noti dei Pratoni del Vivaro, ma rimangono ancora molti passaggi sotterranei da percorrere nei quali, nel corso di alcuni sopralluoghi speditivi, sono stati notati cunicoli posti a livelli superiori.”
Nonostante l’intenzione di proseguire l’esplorazione del Fontana, dal 2003 al 2014 la nostra Associazione, impegnata in altre campagne complesse, è stata costretta a rimandare questo studio che avrebbe richiesto – per la sua complessità – attenzione pressoché esclusiva. Con il risultato che l’indagine è rimasta ferma per dodici anni. Nel Novembre 2014, dopo oltre trenta anni dalla ricognizione dei colleghi de la Cooperativa La Montagna, abbiamo ripreso lo studio dell’Acquedotto Fontana soprattutto grazie alla spinta propulsiva e alle puntuali indicazioni di Ruggero Bottiglia, socio del nostro gruppo e profondo conoscitore della zona di Velletri che, dopo una attenta indagine bibliografica, ha censito molti punti di accesso all’Acquedotto mai presi in considerazione prima d’ora.
Le preliminari nuove indagini speleologiche hanno evidenziato che i tratti oggi presi in esame presentano, coerentemente a quelli già rilevati nel 2002, una forte pendenza, rivestimento impermeabilizzante, tratti con volta a cappuccina. Alcune captazioni sono con evidenza state annesse alla struttura in una fase successiva rispetto all’epoca di realizzazione dell’acquedotto, in linea con quanto ben ipotizzato dai colleghi de La Cooperativa La Montagna.
Lo studio del Centro Ricerche Sotterranee Egeria, che si protrarrà ragionevolmente fino a tutto il 2015, ha come obiettivo il completo riesame speleologico dell’Acquedotto Fontana per fornire una nuova lettura dell’antica opera attraverso la comparazione fra tutte le fonti bibliografiche disponibili, le evidenze sul territorio e l’accurata analisi del lunghissimo ipogeo.
Fra le immagini del 2002 (lo sottolineo con malcelato orgoglio) Adelaide Michelini, all’epoca giovanissima speleologa, oggi chef di fama internazionale e Antonio De Paolis, collega e amico di sempre attualmente proiettato verso un importante percorso artistico.
Note bibliografiche
Coop La Montagna, 1983, Relazione sullo stato generale dell’Acquedotto “Fontana” in Velletri.
Dobosz T., Filippi G., Galeazzi C., Galeazzi S., Germani C., 2003, Gli ipogei aricini, nemorensi e del lago di Albano, Opera Ipogea N. 2-3/2003.
Carla Galeazzi©EGERIA Centro Ricerche Sotterranee
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